Anfibia è l’essere nata divisa nel respiro tra cielo e terra quasi due vite e così queste poesie sono sospese tra lo stupore e la sofferenza, ci sono molti interrogativi e la forza di un femminile e maschile che si tendono la mano come forze universali. Per questo crogiolo di fuoco esistenziale ho sentito necessaria una presenza accesa e calorosa come quella di mia cugina Flavia, non solo giornalista e al centro dei più importanti eventi culturali in Buenos Aires ma anche custode di un filo che ci unisce attraversando oceani e città fino al mistero dell’origine che ci è comune e generosa.
Era ancora buio e le luci del salotto accese, mi alzai dal letto e li vidi i parenti dell’Argentina, erano a metà tra fantasia e realtà non più nomi di carta sulle lettere che ogni mese andavano e venivano tra noi. Flavia porta il nome di mia zia, sorella di mia madre che negli anni ’50 non partì insieme a lei per paura della nave e che poi non vide più.Quel giorno quando arrivò la notizia la mamma aveva il viso che si era ritirato in una macchia scura e gli occhi bassi, cosa potevo fare io a soli 10 anni? andavo tutte le mattine in chiesa a chiedere aiuto a qualcuno che sapeva tutto. Un disegno più grande che ci separava era questo morire? Cominciò un mosaico di parole, viaggi, foto, oggetti, stoffe, dolci a riempire quel nulla desolante che ci aveva preso, erano pur sempre “cose” che potevamo toccare e ricordare. Adesso che resistiamo come fiammelle tremolanti ritornano le voci in una vita che comprende anche i morti, una compresenza che dà luce e memoria a vicende e sentimenti contrastanti, in una scrittura/sciamana come quella di Flavia che parla anche con gli spiriti e ne riporta i volti e i nomi propri. Genealogia di gesti e linguaggi che non è solo nostalgia e protezione del familiare ma propulsione di forza creativa. La vicinanza di chi mi fa battere il cuore è alchimia di vita in figure e parole.
Nicoletta Nuzzo
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