Così muore l’anima pensava tra sé. Avrebbe dovuto scrollarsi dal torpore e dall’ansia dell’esistere.
Si avviava così sulla via del ritorno in bicicletta e percorreva il viale sterrato che la portava a casa. Decise di attraversare l’orto botanico di Brera, a quell’ora forse avrebbe trovato ancora aperto il cancello di ferro. In quel luogo fantastico la aspettavano il tiglio alto 40 metri, le ortensie rosa, le felci carnose e umide e la grande serra abbandonata. All’interno del recinto dell’orto si sentiva al sicuro, lontana dall’ansia, immersa nella grande madre natura che tutto rispetta e che tutto placa. Trovò il cancello aperto e si mise a spingere la bici a mano. Il sole stava tramontando e le foglie assumevano inconsuete trasparenze. La sensazione che Vera provava era intensa, quasi come fosse all’interno del ventre materno, e si fermò per un istante ad ascoltare. Ad ascoltare il rumore del vento.