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“La letteratura è una difesa contro le offese della vita”, scrisse Cesare Pavese sul diario che tenne lungo tutto il corso della sua vita: Il mestiere di vivere. Si pensa che la stessa cosa possa essere detta per Antonello Di Carlo, infatti dai suoi versi emerge una condizione esistenziale e una riflessione su alcune problematiche attuali che nel momento stesso in cui il poeta le esplica, determinano interiormente nell’io non solo una liberazione, una catarsi, una barriera difensiva contro le offese che la vita riserva, ma anche il raggiungimento della verità. Dotato di solida cultura, egli spazia anche nel mito greco per dare voce al suo poliedrico sentire, ma soprattutto per esplicare il suo amore per lei, il vuoto creato dal suo allontanamento e dalla sua assenza, infatti “... non è amore \ se muta al realizzarsi \ di un cangiamento \ o si affievolisce \ quando l’altro si allontana \...” (Impavido amore).
Il legame affettivo che lo lega ai suoi familiari, al suo paese di cui riassapora “l’estate, la campagna gialla \... quando felice” giocava per le sue “vie e piazze” (Paese mio), il filo che connette il suo spirito al territorio madonita, tanto più agognato e desiderato nella lontananza, sono altri temi che attraversano la silloge.
Ma l’io, nel difendersi attraverso la letteratura contro le offese e nella sua ricerca di significazione della vita, non si limita a guardare la sua nei legami affettivi o nelle amarezze che l’hanno caratterizzata, ma osserva anche la realtà che lo circonda e che non rientra nel cerchio dell’interazione personale, così dà voce al migrante che ode “... il delicato sciabordio di onde \ lambire la risacca sabbiosa” (Lampedusa - Mal d’Africa) o denuncia le tristi condizioni ecologiche del nostro pianeta.
In sintesi l’autore, di fronte all’eterogeneo svolgersi della vita e al trascorrere inesorabile del tempo, che spesso viene vissuto come bergsoniana durata, si pone soprattutto alla ricerca della verità nella speranza di trovare un senso e un valore che giustifichi (Solo una riflessione) l’esistenza, indicandoci anche il sentiero da seguire, infatti l’autenticità vitale è “... come un esoterico itinerario: si mostra solo a coloro che della purezza hanno fatto un’arma e delle paure hanno fatto virtù.” Trovare la luce non è facile... (in Sinossi), ma Antonello Di Carlo sta cercando di percorrere tale sentiero e crede che nell’amore, nel donare e nel donarsi sia la fonte vera del senso della vita.
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