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Quel sole che non brucia, recita l’incipit di questa nuova opera di Luca Santilli, Poema della Luce: Maria di Nazareth, la Visione di un Sogno. È una luce che senza remore si irradia da una fede vissuta come dialogo interiore con il cosmo. Quasi vi si scorgono valutazioni palingenetiche, dettate dalla necessità di testimoniare l’esistenza di un assoluto che agisce nella storia unificandola sotto un destino comune a tutti gli esseri viventi: un destino di luce, frutto della più intima sostanza dell’universo. Scevra di qualsivoglia pretesa dogmatica e precettistica, l’opera si svolge come un excursus sulla figura di Maria, ora proiettando squarci della sua quotidianità ora ambendo al più ampio affresco. Il filo che intesse la narrazione è rinvigorito da un dettato aereo e limpido, come se la parola poetica si protendesse in verticale innalzando con sé anche il lettore. Al possibilismo angosciante in cui l’uomo contemporaneo talora si dissolve Santilli contrappone la possibilità di una dilatazione temporale e spazio-sensoriale. L’intima conoscenza di sé corrobora nel poeta la spinta al travalicamento per attestare la presenza della luce divina nella storia. Non sono prospettive escatologiche, no; piuttosto, il messaggio di cui Santilli intende farsi testimone è contenuto nella fede cui si ancora Maria. L’exemplum di Maria prova che, convertendo in gioia il dolore, è possibile alleviare le proprie pene e quelle di un’umanità priva di certezze e risalire al respiro di cui si è figli. La sua fede è inamovibile, perché esperienza incessante dell’altro e della luce che lo alimenta.
Per queste ragioni, Maria non solo è madre di Cristo, ma anche dell’uomo, e il suo sentire ci rivela via via la sostanza di cui siamo costituiti. La sua figura umana e bianchissima a un tempo rinfocola il desiderio e lo istruisce alla gioia con la lingua poetica dell’amore. Così, Poema della Luce: Maria di Nazareth, la Visione di un Sogno risulta anche da una meditazione a ritroso sulla storia umana per sviluppare una ricerca tematica su un’idea di origine e darle luogo nel contemporaneo. Un’origine comune a ogni vita, nuvola e fonte del sublime.
Pietro Romano
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